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Alcuni esempi pratici di Voto Alternativo

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Torniamo al Voto Alternativo.
Dopo averlo descritto sommariamente, facciamo un esempio molto semplice in maniera da non dare nulla per scontato.
Nel caso che segue, nessun candidato riceve la maggioranza assoluta dei voti di prima preferenza.

Il candidato B, ultimo arrivato, viene eliminato, ed i suoi voti sono ridistribuiti ai due candidati rimasti in lizza. Il candidato C viene quindi eletto, avendo ricevuto la maggioranza assoluta dei voti, anche se egli non ha ricevuto il più alto numero di prime preferenze (battuto da A).

In Australia, il Voto Alternativo non viene utilizzato solo in collegi uninominali. Il sistema venne utilizzato anche in circoscrizioni plurinominali per l’elezione del Senato prima del 1949. Questo sistema, però, non funziona benissimo se applicato a circoscrizioni plurinominali in quanto vi è la tendenza ad eleggere membri dello stesso partito per tutti i seggi a disposizione. Facciamo un esempio:

Come si può desumere dalla tabella, tutti i candidati del partito A sono stati eletti, a discapito dei candidati del partito B. E per ottenere questo risultato non è stato nemmeno necessario un divario molto ampio in termini di voti (207.000 contro 185.000).
Con il Voto Alternativo, la rappresentanza senatoriale è stata estremamente diseguale. In tre occasioni, 1925, 1934 e 1943 tutti i senatori eletti appartenevano allo stesso partito o alla stessa coalizione di partiti.
In tutte le altre elezioni ci furono grandi discrepanze tra il supporto ai singoli partiti e il numero dei senatori eletti. Il sistema venne infine cambiato nel 1949 a favore del Voto Singolo Trasferibile, che ha garantito da allora risultati più proporzionali.
Come detto, il principale vantaggio del Voto Alternativo (in collegi uninominali) sul sistema plurality è che nell’AV i candidati devono ottenere la maggioranza assoluta per conquistare un seggio.
Ciò quindi evita che un candidato possa essere eletto con poco più di un terzo dei suffragi, laddove siano in corsa tre candidati con, grosso modo, lo stesso supporto elettorale. Il sistema evita anche il problema della suddivisione del voto tra candidati dello stesso partito.
Evito di ripetere le altre caratteristiche del sistema per dare spazio ad altre casistiche interessanti.
Ad esempio, il Voto Alternativo può generare spesso risultati poco incoraggianti nelle sue applicazioni pratiche e potrebbe anche portare all’elezione del candidato meno inviso piuttosto che del candidato preferito. In un panorama politico formato da un partito di centro, uno di sinistra ed uno di destra, il partito di centro potrebbe ricevere preferenze dagli altri due sulla base del fatto che esso rappresenta l’opzione meno “sgradita”.
Questa è una situazione tutt’altro che rara. In Australia, spesso, il partito vincente è deciso più dal partito che ha ottenuto meno voti di prima preferenza piuttosto che da quale forza politica ha ottenuto più voti di prima preferenza.
Nel seguente esempio, Lusher, del Partito Nazionale, fu eliminato per primo e le sue preferenze contribuirono ad eleggere Fife, del Partito Liberale. Comunque, se approssimativamente 550 elettori avessero cambiato la loro prima preferenza da Fife a Lusher, allora Lusher sarebbe stato eletto. Quindi, in questo esempio, il contesto da tener presente è chi tra i partiti si trova al secondo e al terzo posto.

Il sistema del Voto Alternativo è stato anche criticato poiché esso richiede che gli elettori esprimano una preferenza per tutti i candidati. Questa situazione ovviamente può essere superata permettendo di esprimere anche solo il voto di prima preferenza. Il sistema di preferenza opzionale è utilizzato per le elezioni dell’Assemblea Legislativa nel New South Wales dal 1981.

Written by sistemielettorali

10 marzo 2010 a 21:01

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