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Nucleare sul Po e portata del fiume

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Riprendiamo per un attimo uno dei problemi sollevati nel post relativo all’utilizzo dell’acqua nelle centrali nucleari.
In quella discussione, riportavo un’interessante intervista a Gilberto Faelli, responsabile Enel dell’avviamento della centrale elettronucleare di Caorso nel 1975 e quindi seguito direttore della stessa centrale.
In essa, Faelli diceva, tra le altre cose “A Caorso la nostra centrale aveva una potenza di 860 Megawatt. Ma negli ultimi anni, in particolare nel 1985, abbiamo dovuto ridurne la potenza in estate perché il Po non garantiva sufficiente acqua per il raffreddamento dell’impianto. Ricordo poi che nel 2003 vennero sospese le irrigazioni per far funzionare la centrale termoelettrica piacentina di La Casella mentre Ostiglia fu costretta a spegnere per mancanza d’acqua”. Inoltre, in relazione alla situazione futura, “la centrale nucleare ha una vita operativa attorno ai 60 anni. Per questo avevamo elaborato degli studi approfonditi sul futuro climatico e la situazione del fiume. Tutto indica che nei prossimi decenni la portata del Po è destinata a calare drasticamente”.
A tal proposito, sul web circola anche un’intervista a Bruno Coppi, mantovano di Gonzaga, uno dei guru mondiali della fisica, docente al Mit di Boston e padre del progetto Ignitor, la macchina per la fusione dell’idrogeno che riprodurrà sulla Terra il ‘motore termico’ delle stelle.
Coppi, pur essendo uno dei massimi esperti mondiali di “fusione termonucleare”, conosce bene anche le attuali centrali atomiche (ha insegnato “Reattori nucleari”) e in particolare la situazione di Caorso, avendo proposto di riutilizzare l’impianto come sede del progetto Ignitor.
Ecco uno stralcio dell’intervista.

Professore, in Italia si sta riaccendendo il dibattito sul nucleare dopo l’annuncio del governo di ritornare alla produzione. Lei cosa ne pensa?
«Il mondo ha uno stringente bisogno di abbassare la soglia di Co2. Il futuro climatico è nelle nostre mani. Al momento il nucleare è un male necessario. Non abbiamo molte scelte alternative».

Lei crede che anche in Italia sia corretta la scelta del ritorno alle centrali nucleari di terza generazione?
«Io lavoro da decenni sulla fusione attraverso il confinamento magnetico del plasma, ma credo che anche la normale fissione oggi sia una scelta obbligata in attesa delle nuove scoperte derivate dalla ricerca scientifica». 

Crede che le cosiddette energie alternative, come il fotovoltaico o l’eolico, possano evitare la costruzione di centrali nucleari?
«Qui bisogna essere molto pratici. L’energia è una questione di scala. Se voglio poter far funzionare una rete ferroviaria devo ragionare con energie alla scala dei Gigawatt, cioè mille Megawatt. E a questa dimensione nessun’energia prodotta con fonti rinnovabili, come l’eolico o il fotovoltaico, è concretamente utilizzabile. Si tratta d’energie che vengono prodotte in modo intermittente: quando c’è il sole o il vento».

Nel dibattito sul nucleare in Italia fonti ufficiose indicano anche Viadana come possibile sito per una futura centrale. Come giudica la cosa?
«Io non sono un esperto di localizzazione di centrali. Ma conosco abbastanza bene la situazione italiana. E anche del Mantovano. Chi ha lavorato a Caorso mi dice che il Po è inadatto a future centrali perché la portata del fiume in futuro non lo consentirà. E l’elemento della portata sarà decisivo nella scelta della localizzazione. Meglio farle sul mare».

Ecco quindi che IL problema di una centrale sul Po è proprio il grande fiume.
Sia Faelli che Coppi insistono sulla portata del Po, che si prevede nettamente inferiore ad oggi.
Le figure seguenti, prese da uno studio dell’Arpa, testimoniano la tropicalizzazione dei regimi pluviometrici in Italia (fig.1), l’aumento della temperatura annua sul bacino del Po (fig.2), l’afflusso medio di pioggia sul bacino del Po (fig.3), la portata media annuale del Po a Pontelagoscuro (fig.4) e quella del solo periodo estivo (fig.5), infine la portata media sempre a Pontelagoscuro suddivisa in tre periodi (fig.6).
Tutte questi grafici testimoniano che negli anni futuri il Po diminuirà la sua portata. Ecco perchè Faelli e Coppi insistono sul fatto che una centrale nucleare tra Cremona e Mantova si rivelerebbe un cattivo affare.

Written by sistemielettorali

2 novembre 2010 a 13:51

Pubblicato su nucleare

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