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Trimestrale JP Morgan – 2Q10

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Il mese scorso JP Morgan ha pubblicato i dati della seconda trimestrale dell’anno.
Tanto per curiosità, andiamo a vedere qualche dato interessante preso dal bilancio della banca americana.

JPMorgan Chase chiude il secondo trimestre con utili in rialzo del 76% a 4,8 miliardi di dollari (1,09 dollari per azione) da 2,72 miliardi (28 cent per azione) del pari periodo 2009. Il risultato batte la stima media di un utile di 71 cent per azione avanzata dagli analisti.
Al netto di alcune voci non ricorrenti, l’utile per azione del secondo trimestre 2010 risulta pari a 87 cent. I ricavi del gruppo sono stati pari a 25,1 miliardi contro la stima degli analisti di 25,33 miliardi.
Tutto chiaro? Tutt’altro.

Come potete vedere dalla tabella allegata, ben 2mld (-54% QoQ) dell’utile derivano dal trading (principal transactions), voce che come è intuibile, è molto volatile. Notate come nei trimestri precedenti questa voce sia passata da 3.860mln (3Q09) a 838 (4Q09) a 4.548 (1Q10). Il forte recupero delle borse iniziato ad aprile 2009 ha dato una grossa mano a JPM e anche se nel secondo trimestre i ricavi da trading si sono più che dimezzati, resta il fatto che questo dato fa la parte del leone del conto economico della banca.

A fronte di ciò, dobbiamo anche segnalare l’arttività “core” di JPM mostra segni per nulla incoraggianti. Gli “investment banking fees” passano da 1.461 (1Q10) a 1.421 (YoY 2.106), meno 2,7%.  I “lending and deposit fees” passano da 1.646 a 1.586 (YoY 1.766), -3,6% QoQ e -10,2 YoY.
Il margine d’interesse è diminuito da 13.710 a 12.687, meno 7,5% (YoY 12.670).  Solo i “mortgage fees” passano da 658 a 888 (YoY 784), a causa di un aumento dei volumi e dell’attività in questo particolare segmento.

Ciò che balza all’occhio, però, è sopratutto l’accantonamento per perdite su crediti che è stato sostanzialmente dimezzato (da 7.010 a 3.363). Cosa significa? Che il risultato così positivo dell’utile netto è dovuto in pratica solo a questa voce. Se JPM avesse mantenuto circa 7mld di accantonamento, l’utile netto sarebbe sceso del 60% rispetto al trimestre precedente. Ecco quindi che spostando questo importo da riserva ad utile, il bilancio di JPM è bello e tirato a lucido.
Al di là del modo con cui è stato raggiunto questo risultato, è giustificabile questa diminuzione delle riserve? Da quel che si legge dai dati relativi ai crediti, pare di no. Il tasso di insolvenza e i crediti non-performing sono rimasti su livelli molto alti (total non performing loans/total loan=2,5%).  Ancora: il tasso di delinquency a 30 giorni su mutui e carte di credito rimane alto (passa da 7,28% a 6,88% per i mutui e da 5,62% a 4,96% per le carte).  Ma questo dato non è ancora particolarmente indicativo. Occorrerebbe, cosa che JPM non fa, valutare i prestiti “current” per capire quanti di questi si prevede possano incontrare difficoltà di rimborso.



Purtroppo i bilanci delle banche non ci danno una mano in quanto si preferiscono pubblicare ratios che in realtà servono a poco per valutare cosa può accadere in futuro.
Resta il fatto che per JPM mi sembra quantomeno azzardata la mossa fatta per abbellire la trimestrale.
L’accantonamento totale al fondo rischi su prestiti (allowance for credit losses) è quindi diminuito da 38.186 a 35.836 considerando appunto che l’accantonamento del trimestre è stato di 3.380 e i charge-off sono stati 5.714. Un dato comunque interessante è che la forbice tra il tasso di charge-off e gli accantonamenti su crediti è aumentato da 0,82% a 1,63%.

Per quanto riguarda altri ratios significativi, lo spread sui tassi d’interesse (NIM) diminuisce da 3,24% a 3,00%.
Ciò è dovuto principalmente ai minori interessi spuntati su “trading assets” e “securities” e “loans”. Il tasso medio sulle attività remunerate da interessi è infatti sceso da 4,07% a 3,79%. Rimane il fatto che una banca che può prendere a prestito fondi dalla Federal Reserve a zero e investirli al 3% si trova comunque in una situazione tutt’altro che rosea lato conto economico.

Il rapporto cost/income rimane stabile al 58%, ma un anno fa era al 52,77%.
I debiti a lungo sulle passività totali rappresetano circa il 12%, un dato tutto sommato positivo.
La redditivà rappresentata dal ROE è al 6%; nei trimestri precedenti eravamo sull’8% circa.
Il Tier 1 aumenta dal 11,5% al 12,1%.

Qui il link dal sito di JPM con il documento formato pdf:
http://files.shareholder.com/downloads/ONE/964065314x0x387171/79855d7d-cc5f-4a91-87ed-8ca848266fd8/2Q10_ERF_Supplement_7-14-10_FINAL.pdf

Written by sistemielettorali

8 agosto 2010 at 10:09

Pubblicato su Economia

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