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Inflazione o deflazione? (II parte)

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L’argomento inflazione

L’argomento inflazione si basa sui grafici dell’offerta di denaro.
Gli inflationisti mostrano varie misure di aumento dell’offerta di moneta, tra cui la versione utilizzata dagli economisti della teoria austriaca, chiamata True Money Supply (TMS):

Ancora una volta, la variazione percentuale su base annua è più rivelatrice:

Glu inflationisti puntano anche sul Consumer Price Index (CPI) che mostra gli aumenti di prezzo:

Il tasso di variazione annuo del CPI è più chiaro:

Come il grafico evidenzia, i prezzi sono aumentati dalla metà del 2009. Anche la misura del Core CPI (CPI meno energia e cibo, CPILFENS) sembra essere in crescita:

Gli inflationisti direbbero che questo effetto dell’inflazione, l’aumento dei prezzi, è una misura classica che prova che nuova moneta sta entrando nell’economia e che ha causato, tra l’altro, un aumento dei prezzi.

La deflazione

I deflazionisti danno un significato diverso ai dati. Essi sostengono le teorie dell’economista Steve Keen in cui si afferma che le banche per prima cosa prestano denaro, e che poi la Fed aumenta l’offerta di denaro per soddisfare la domanda.
Secondo Keen e Mish, l’offerta di moneta è creata dalle banche prima facendo prestiti, quindi da parte della Fed fornendo il denaro, perché non si può aumentare l’offerta di moneta senza immetterla poi nell’economia. Se non c’è credito l’offerta di moneta resta invariata. Così vi è un aumento del credito che genera la crescita dell’offerta di moneta.
Mish sostiene inoltre che le riserve in eccesso in realtà non esistono, sono una finzione creata dalla Fed, una semplice voce create dai computer.
Se si considerano tutti i prestiti concessi dagli istituti di credito, e i default effettivi o potenziali dei loro prestiti, queste perdite assorbirebbero tutti gli “eccessi” di riserve. Pertanto, tali “riserve” non rappresentano altre risorse per poter concedere nuovi prestiti.
Mish ritiene anche che le riserve non sono il problema delle banche, ma piuttosto è la loro base patrimoniale traballante. I prestiti sono limitati dalla mancanza di capitali e dall’instabilità finanziaria, piuttosto che dalle riserve.
I deflazionisti dicono che il problema è troppo grande per la Fed, data l’importanza e la portata del crollo dei mercati immobiliari e dei relativi debiti. Fino a quando non si diminuirà la leva e non si risaneranno i bilanci delle banche e delle imprese, lo sforzo della Fed per aumentare l’offerta di moneta non servirà a nulla.
Il risultato è che i prezzi delle attività immobiliari sono in declino e ciò si traduce in deflazione. Si dice che questa situazione sia simile all’esperienza giapponese di fine anni ’80 e ’90, quando si è verificata una crescita quasi a zero, inflazione nulla, e valore delle attività in declino. Le banche, dicono, non  intendono concedere prestiti fino a quando non verrà diminuita la leva finanziaria e le imprese diventeranno solvibili e meritevoli di credito.
I deflazionisti affermano che le misure attuali dei prezzi non sono corrette perché non rispecchiano i valori in calo del settore immobiliare. Se il settore immobiliare fosse fattorizzato, allora i prezzi dovrebbero essere indicati come in declino. L’unica misura di beni immobili nel calcolo del CPI è quello che viene chiamato “real estate rental equivalent”, che misura il valore locativo delle abitazioni e non il loro valore patrimoniale.
Essi suggeriscono che i prezzi stanno davvero crollando se si guarda al Core CPI (CPI meno energia e cibo) su base percentuale anno su anno del cambiamento:


Ovviamente ci sono alcune prove del calo dei prezzi come dimostrato da questo grafico.

Quindi: inflazione o deflazione?

Vorrei proporre un altro modo di guardare il problema.
Sappiamo che l’inflazione o la deflazione sono fenomeni monetari e non solo un aumento o una diminuzione dei prezzi. E, al fine di provocare inflazione, il nuovo denaro deve trovare la sua strada per imettersi nell’economia.
Ci sono diversi modi tramite i quali la Fed può fare ciò.
La Fed può mettere a disposizione denaro a buon mercato con la riduzione del tasso di interesse sui soldi che presta,  aumentando l’offerta di denaro. Ma anche con il Fed Funds rate allo 0,18%, praticamente zero, questo non sembra funzionare.
La Fed può rendere più facile per le banche concedere prestiti. Questo sembra essere un problema per la Fed ora. Come abbiamo visto precedentemente,  le riserve in eccesso sono alte, e il moltiplicatore della moneta è diminuito drasticamente.
Eppure l’offerta di moneta è in aumento nonostante il fallimento di queste politiche.
Vi è un altro strumento nell’arsenale della Fed chiamato Open Market Operations (OMO) per cui si comprano e vendono titoli con gli operatori principali. Per esempio, l’acquisto di Treasury Paper aumenta l’offerta di moneta e la vendita la diminuisce.
A partire da gennaio 2009, la Fed ha iniziato un programma di acquisto di titoli garantiti da ipoteca (MBS) emessi da Fannie, Freddie e Ginnie Mae. Al suo apice, ha comprato 1.250 miliardi dollari di tali attività, aumentando l’offerta di moneta di tale importo. Lo scopo era quello di immettere liquidità nell’economia e cercare di rilanciare il credito e l’attività economica. Inoltre ha assorbito il rischio di queste attività “tossiche”, sollevando dalla responsabilità gli ex titolari di questi investimenti sbagliati.
Questa forma di inflazione non ha impatto sul moltiplicatore della moneta, ma essa rappresenta una sostanziale quantità di nuovo denaro immessa nel sistema.
Questa infusione di denaro è stata utilizzata dai venditori di questi titoli tossici, le grandi banche di investimento o per le operazioni di investment banking delle grandi banche commerciali, non tanto per fare prestiti, ma per i loro fini di investimento proprio.

Questo è  il punto in cui si dividono inflationisti e deflazionisti.
Gli inflationisti credono che la Fed possa e intenda aumentare l’offerta di moneta in qualsiasi momento lo desideri attraverso operazioni di mercato aperto. I deflazionisti credono che non importa ciò che la Fed farà perché le banche non sono in grado di riaccollarsi il prestito, così contrastando i tentativi della Fed di aumentare l’offerta di moneta.

Ho un’idea diversa su questo argomento, ma è un po’ complicato da spiegare. Per cercare di dirlo in poche parole:
1. Non sono d’accordo con i deflazionisti che faremo la fine del Giappone: la deflazione sarebbe il risultato di mantenere in vita gli zombie,  banche e corporation in bancarotta.
2. Parteggio un po’ con gli inflationisti perché non credo che le Open Market Operations avranno un effetto inflazionistico. Io credo che i crediti interbancari, il miglior strumento per gonfiare la massa monetaria resterà limitata e saranno un peso per l’economia.
3. Io credo che se l’economia ricadrà in recessione, la Fed metterà in atto altri strumenti per creare inflazione.

Un pronostico

Ecco il problema nel cercare di prevedere cosa accadrà in futuro: dimmi che cosa la Fed ed il governo faranno.
La scuola austriaca non crede che sia possibile utilizzare modelli econometrici per predire il futuro, perché tali modelli sono generalmente sbagliati. Non si può distillare milioni e milioni di decisioni economiche fino ad una semplice o complessa formula del comportamento umano in quanto il set di dati è troppo vasto per essere utile.
Capire che cosa la Fed potrebbe fare comporta un sacco di probabilità. E questo è il mio metodo di analisi: quali sono le probabilità che la Fed farà una cosa piuttosto che un’altra di fronte a circostanze diverse. Se X accade, allora le scelte della Fed scelte saranno A, B e C.

Written by sistemielettorali

27 giugno 2010 a 09:52

Pubblicato su Economia

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